L’enigma di “Cercar tesori” di Allegra Iafrate

risolto da Matteo e Francesco De Benedittis

INTRODUZIONE

Il 4 marzo 2021 viene pubblicato “Cercar tesori fra medioevo ed età moderna” di Allegra Iafrate, per i tipi di Laterza. È un’appassionante monografia sui cercatori di tesori, ma non solo: il libro stesso è una mappa!

Il 21 aprile mio fratello Francesco ne sente parlare alla radio, si ricorda dei libri di Keith Williams sui quali avevamo sognato insieme da bambini, e mi scrive: “Questo dobbiamo comprarlo”.

(Sulle cacce al tesoro siamo allenati: il mio addio al celibato è stata una caccia al tesoro durata un paio di mesi, organizzata da lui e alcuni amici.)

L’11 maggio 2021 compro Cercar Tesori tra medioevo ed età moderna (ed. Laterza) di Allegra Iafrate.

Il 25 maggio 2021 ricevo conferma dalla custode del tesoro che ho vinto.

Il 14 dicembre 2021 stringo il tesoro fra le mie mani.

Completare una vera caccia al tesoro era uno dei sogni che avevo fin da bambino, per questo ringrazio l’autrice per aver strenuamente combattuto affinché un libro meraviglioso si trasformasse in un libro unico.

chi cerca trova

LA SOLUZIONE

– Si parte dalla “pietra con la volpe”, che è a pagina 191, quarta riga.

– Per fare “due passi verso levante” occorre spostarsi di due parole verso destra, raggiungendo la parola”sotto”.

– La successiva indicazione è “cava sotto piedi quattro”, e significa scendere di quattro righe a perpendicolo, partendo dalla parola “sotto”. Si raggiunge la misteriosa parola “ZIB” e la si mette da parte (con non pochi dubbi).

– Come un novello Ardaburio (un generale cavatesori, p. 113), tolgo dalla parola “Costantinopoli” le lettere che compongono la parola “scolpito” (costantinopoli) rimane “antino”.

– Anagrammando “ZIB” insieme ad “antino” risulta “bizantino”, parola che ricorre molte volte nel libro (“si attaglia a casi molteplici”). L’indicazione è quindi di dar retta all’ “anonimo consiglio”, che si trova in esergo al volume, p. VII.

– L’esergo vergato dall’Anonimo cercatore consiglia di soffermarsi sulla prima occorrenza di “bizantino” (“se trovi il primo non cercar più/perché non sai come riuscirà il secondo”) presente nel testo, ovvero l’occorrenza della prima riga di p. 10.

– Dopo aver capito qual è il “bizantino” giusto, occorre “Calarsi in profondità per sette lunghezze” ovvero scendere di sette righe, raggiungendo ciò che c’è di obliquo, cioè il titolo in arabo, scritto in corsivo (obliquo!) del manoscritto del Cairo.

– Nel titolo Kitab al-Durr al-Maknuz… wa al-Kanuz ricorrono 3 volte (il numero di theta trovate da Teofilo a pagina 8) quattro caratteri: K, L, U e… i tre puntini. (Visto che il trattino, che ricorre anch’esso tre volte, è … orizzontale e non obliquo!).

– I quattro caratteri messi in fila diventano “klu.” parola che, in inglese, suona come “indizio” (clue). L’indizio è “puntuale”, in quanto è seguito da un punto.

Fino a qui l’enigma era impegnativo ma, con un po’ di attenzione durante la lettura, un sistema di appunti e dimestichezza con gli enigmi, non era difficile superarne le sfide.

Il prossimo passaggio, per quel che mi riguarda, ha necessitato un colpo di intuizione – avuto da mio fratello – che ha del geniale, dove Allegra ha dimostrato una deliziosa capacità di pensiero laterale.

– A questo punto, affinché l’ingegno (parola che indica anche un ingranaggio, p. 94, del – metaforico – lucchetto) scatti, occorre riconoscere che il “dominio della IIIa” è il dominio digitale (“web” sono le ragnatele e “net” è la rete, l’attrezzo da pescatore) della casa editrice Laterza (la IIIa), ovvero laterza.it. Ma gli indizi non sono finiti: anche “presso” è un indizio.

– Il “presso” indica la at/@ della mail. Stiamo quindi per scrivere una mail, il cui indirizzo inizia con klu., “seguito da una scoperta”, ovvero klu.unascoperta. L’indirizzo completo della mail è quindi klu.unascoperta@laterza.it

– A questo bisogna, come in ogni mail, scrivere l’oggetto (“a questo punto ti verrà richiesto un oggetto”), il quale si trova al centro del labirinto di Porsenna: scriviamo “chioccia d’oro” nell’oggetto della mail.

– Ora c’è da “iscrivere nel corpo” della mail una prima chiave: la “famosa radice” è Springwurzel (p. 147), frequente nei racconti dei tedeschi Grimm per aprire i forzieri e le grotte dei tesori. Poteva anche essere “wunsch”, ma in quel caso la radice sarebbe stata etimologica, e quindi metaforica. Si opta quindi per una radice non-etimologica: springwurzel!

– La seconda chiave invece si trova a partire da pag. 218, ultima riga, dove si rinviene il numero romano DCCLIV (754). Dopo aver contato “ventun passi verso est”, ovvero 21 parole verso destra, si raggiunge l’acrostico “D.I.L.IV.A.” (di lì va’), acronimo di “de isto lapide invenies aurum”: le prime tre parole sono quindi de isto lapide.

– Infine c’è da “avere la conferma che ciò che ho trovato è giusto”. Tale conferma, “saltando all’indietro tre volte a piè pari”, si ha leggendo al contrario DI LI VA, che diventa VA LI DI.

– Riassumendo: occorre mandare una mail all’indirizzo klu.unascoperta@laterza.it che abbia come oggetto “chioccia d’oro” e come testo “Springwurzel de isto lapide, i miei ragionamenti sono VA LI DI”. Questa mail non può essere inviata a caso, ma in alcuni giorni precisi.

– A p. 156 viene detto che Giove, Luna e Mercurio sono i pianeti propizi ai guadagni, quindi la mail è da mandare di lunedì (Luna), mercoledì (Mercurio) o giovedì (Giove).

– E così è fatto.

Il tesoro (di cui ignoravo l’entità – cosa che mi accomuna alla stragrande maggioranza dei cercatori di tesori) si rivela consistere – oltre all’amichevole conoscenza diretta dell’autrice – in cinque titoli a scelta fra il catalogo Laterza (anche se l’autrice avrebbe voluto nascondere una moneta d’oro all’interno di un manoscritto in una biblioteca).

Dopo qualche mese d’attesa, i volumi mi arrivano, accompagnati da una pergamena che sancisce ufficialmente l’esito della mia caccia.



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